IL "TOCCO"

 L' IMPORTANZA DEL COME...

Il Premio Nobel per la Fisiologia e Medicina 2021 è stato assegnato a due ricercatori eccezionali, Ardem Patapoutian e David Julius, che hanno dedicato la loro ricerca allo studio dei recettori e dei geni correlati alla percezione del caldo, del freddo e della pressione.

Le loro scoperte hanno contribuito a svelare come il nostro corpo percepisce il mondo fisico attraverso la sensazione somatica. In parole povere hanno provato di come il tocco abbia un effetto certo sia sullo sviluppo strutturale che funzionale, andando a tutti gli effetti a modificare e cambiare come il nostro corpo e la nostra mente si sviluppa negli anni, dalla secrezione ormonale alle capacità di gestire ansia e stress.

La giuria del Karolinska Institute di Stoccolma ha spiegato che la capacità di percepire il caldo, il freddo e il tatto è essenziale per la nostra sopravvivenza e per interagire con l'ambiente circostante. Grazie alle ricerche di Julius e Patapoutian, ora sappiamo come vengono avviati gli impulsi nervosi che ci permettono di percepire e adattarci alle variazioni di temperatura e pressione.

Queste scoperte hanno importanti implicazioni anche nella terapia manuale e nel trattamento delle patologie legate alla sensazione somatica. Uno studio pubblicato nel 2017 su Neuroscience & Biobehavioral Reviews da Francesco Cerritelli, Francis McGlonea, Susannah Walkera e Jorge Esteves ha evidenziato come la stimolazione dei sensi cutanei possa avere effetti positivi sia a livello fisiologico che psicologico, favorendo la crescita e lo sviluppo.

In particolare, le fibre meccanosensibili di tipo C, chiamate afferenze tattili di tipo C, rispondono in modo ottimale a un tocco lento e delicato e svolgono un ruolo significativo nell'efficacia delle terapie manuali. Questo dimostra come il tocco delicato sia un canale di comunicazione cruciale per la formazione del comportamento.

La ricerca ha anche rivelato che il tocco confortante durante il periodo neonatale ha un impatto duraturo sullo sviluppo e sull'espressione del comportamento sociale in età adulta. Studi condotti da Harlow and Zimmermann nel 1958 e da Harlow and Harlow nel 1962 hanno anche dimostrato che l'assenza di tocco confortante induce stress psicologico a lungo termine nelle scimmie.

La prossimità fisica e le interazioni tattili tra neonati e caregiver influenzano positivamente la crescita e lo sviluppo, come dimostrato da diverse ricerche. Ad esempio, uno studio condotto da Hellstrom et al. nel 2012 ha evidenziato che la cura materna intensa durante l'allevamento può influire sugli adulti attraverso la programmazione epigenetica, riducendo le risposte fisiologiche allo stress.

Inoltre, uno studio condotto da Sharp et al. nel 2012 ha esaminato se l'accarezzamento materno durante le prime settimane postparto potesse modificare le conseguenze negative dello stress prenatale nei neonati umani. I risultati hanno mostrato che l'accarezzamento materno può alterare le associazioni tra la depressione prenatale e le risultanze fisiologiche e comportamentali durante l’infanzia.

La prova, dunque, che “come tocchiamo” fa la differenza negli stimoli che i nostri bambini ricevono e che questo impatterà il loro sviluppo sino all’età adeulta è ormai indiscussa e degna di essere riconosciuta, conosciuta e divulgata.

E quindi oltre a inserire questi concetti nella nostra abitudine, sin dalla nascita, possiamo riassumere e schematizzare il tocco, così da programmare le nostre mani per interagire in modo tattile con i nostri figli in modo piacevole per entrambi ed effettivo su un migliore sviluppo dei bambini.

  1. Coccole: tocco leggero e lento, non solo sulle estremità (braccia e gambe), ma anche e soprattutto su capo e schiena, lungo tutta la colonna vertebrale, dove abbiamo ancora più vicinanza al sistema nervoso centrale, partendo dalla nuca per arrivare sino al sacro (fondoschiena, bacino) per poi risalire di nuovo fino alla nuca. Quanto ripetere? All’infinito! ;)
  2. Mobilizzazione: quando invece devo prendere, sollevare, ruotare (come nel cambio pannolino) la parola d’ordine è: dolce fermezza. I contatti in questo caso dovrebbero essere ampi, preferibile usare tutta la mano con il palmo in maniera avvolgente, piuttosto che usare solo le dita, che offrono un contatto più spigoloso, puntiforme e meno accogliente. Quello che volgiamo trasmettere quando muoviamo un neonato è avvolgente e sicuro, così che questo riceva uno stimolo di stabilità che lo aiuti nella programmazione nervosa del movimento. Buona pratica!

 

Dott.Luca Dadone - Fisioterapista e Osteopata, specializzato in Neurosviluppo e Riabilitazione Pediatrica
 

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